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Aree Archeologiche nel Salento

Lungo la costa, nelle viscere della terra, in cunicoli che bucano la roccia a volte per chilometri, vi sono testimonianze dei primi abitatori del Salento che dalle grotte (quella della Poesia a Roca, dei Cervi, della Zinzulusa, Romanelli a sud di Otranto; del Bambino, del Diavolo, dell'Elefante della Porcinara a Santa Maria di Leuca: e nella baia di Uluzzo, nei pressi di Santa Maria al Bagno, la grotta del Cavallo, etc.) hanno lasciato numerosi segni della loro presenza dal paleolitico inferiore sino all'età del bronzo.

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Accanto ai pittogrammi e ai graffiti, infatti, è il vasellame, la ricchezza degli utensili e delle "armi" rinvenute, i fossili di animali (resti di jena, di pachidermi, di orso. etc.) che testimoniano tutti insieme della lunga e ricca frequentazione del Salento da parte dell'uomo preistorico. E poi, come se non bastasse, la presenza numerosa di megaliti in tutti gli angoli della provincia: dolmen, menhir, specchie. Li troviamo un pò dappertutto nei centri urbani come in aperta campagna. Se notevoli sono le testimonianze preistoriche, non meno rilevanti sono quelle storiche con le grandi aree archeologiche di Roca, di Vaste, di Cavallino, di Muro Leccese, etc.

A volte, purtroppo, pur individuate da decenni, sono in uno stato di inconcepibile abbandono: il caso più clamoroso è quello di Rudiae, la città che avrebbe dato i natali a Quinto Ennio (239 - 169 a.C.), sulla provinciale che da Lecce porta a San Pietro in Lama: accanto a tombe a camera e al tracciato di una strada romana, è visibile la presenza di un anfiteatro certamente precedente a quello di Lecce, l'antica Lupiae. In tutte questi centri vi sono le testimonianze di quanti hanno abitato, sin dall'antichità, la provincia.

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I Messapi, per primi. Poi, tra il 269 e il 267 a.C., arrivano i Romani. Anche la loro presenza è ancora oggi ben visibile sul territorio, oltre che nei musei. Roma, attraverso i vecchi tracciati messapici, riorganizza e rende più funzionale la rete di comunicazione stradale e, partendo da Brindisi, dove finiva l'Appia, costruisce la Traiana che, superata Valesio, vicino Torchiarolo, prosegue a sud verso Otranto, dopo ovviamente aver superato Lupiae e Rudiae, e da Otranto va a finire, dopo Castro, a Leuca. Da qui la strada risale lungo la fascia ionica, verso Veretum (la collina di Vereto a Patù), Auxentum (Ugento), Aletium e Gallipoli, Neretum, l'attuale Nardò, e attraverso Manduria, si congiunge a Taranto.

La lunga presenza romana lascia tracce importanti come l'anfiteatro e il teatro del I e II secolo d.C. a Lecce, entrambi, oggi, nel cuore della città; il porto a San Cataldo, realizzato sotto l'imperatore Adriano, dove, già prima, nel 43 a.C., era approdato Augusto proveniente dalla dirimpettaia Apollonia. Per non dire delle tombe, degli scampoli di strade, delle necropoli romane che si sono rinvenute a Otranto. a Torre San Giovanni, a Soleto e in altri centri della provincia