I Messapi | Salento | Messapia: la terra tra due mari

Messapia: la terra tra due mari

Furono popolazioni illiriche ed elleniche a dare origine alla Messapia (Terra tra due mari) e alla civiltà che da essa prende il nome. Se Erodoto non ha dubbi sulla provenienza cretese dei Messapi e Tucidite, invece, scrive che provenivano dalla Locride, altri sostengono che si tratti di coloni provenienti da Rodi e dalle coste dell'Illiria.

Se difficile comunque è stabilirne l'origine, non poche sono le testimonianze sulla loro civiltà. Intanto c'è da dire che la Messapia non era uno stato unitario: ogni città faceva vita a se stante, e se anche non sono sconosciuti alcuni nomi di loro Re (Arta, ad esempio, che viene dato ora re di Oria, ora di Vereto, ora di Manduria, ora di Alezio), non si sa se fossero capi di città-stato o di staterelli che solo nel momento del pericolo, rappresentato prima da Taranto e poi da Roma, univano le loro forze dimostrando forte spirito unitario. A Canne, nel 216 a.C., i Messapi si schierano con Annibale, nonostante che molte altre città iapigie si fossero schierate con Roma, e, nel 90 a.C., durante la "guerra sociale", si battono con forza, con gli altri popoli italici, contro la romanizzazione.

Nell'88 a.C. l'insurrezione era domata e il Salento viene occupato definitivamente da Roma. Era l'aristocrazia a reggere le sorti delle città, parlavano la stessa lingua, inumavano i cadaveri intra moenia, usavano vestire una lunga veste con cappuccio che si stringeva ai lembi, mentre le donne vestivano la tunica e si ornavano il capo con una specie di corona. Come calzari avevano una specie di sandali. Scrivevano allo stesso modo, anche se quella scrittura non è stata ancora decifrata. Era un popolo, come affermava Marcellino Leone, che "amava la vita della quale aveva una visione dolce e armonica".

Di quel popolo ci restano scampoli di mura maestose sulle quali si sono sovrapposte quelle di età successiva (è il caso di Lecce, Otranto, Castro, etc.), tracciati di abitazioni, numerosi reperti fittili (famosa la tozzella), le monete che battè l'odierna Ugento, le necropoli, tombe a camera (grandiosa quella che si trova a Lecce, in via Palmieri, nell'atrio del palazzo omonimo).

Era un popolo di agricoltori e di allevatori di cavalli che stabilì intensi e utili scambi commerciali con i greci del Peloponneso e della Magna Grecia: lo sta a dimostrare l'abbondante materiale fittile rinvenuto nelle città messapiche.

Di aiuto in questa direzione può essere il Museo "Castromediano" di Lecce, fondato alla fine dell'Ottocento, dove si conservano gran parte dei reperti provenienti dagli scavi operati in tutto il Salento; quello di Vaste, dove si conservano accanto a 17 "tesserae lusoriae" in avorio, raro strumento ludico di età romana, due distinte collezioni di monete magno greche, una delle quali è costituita da 150 stateri fior di conio; nonchè quello di Ugento.

Moltissime testimonianze della civiltà messapica sono anche presenti al Museo Nazionale di Taranto dove, tra l'altro, si conserva la raffinata statua bronzea di Zeus, del V sec. a.C., rinvenuta ad Ugentonel 1961, opera, secondo alcuni, delle botteghe tarantine che avevano raggiunto alti livelli estetici.